martedì 26 aprile 2011

500 Nazioni 500 stili


Dopo la colonizzazione l'abbigliamento dei Nativi americani cominciò a cambiare. Appena le tribù indiane furono cacciate dalle loro terre di appartenenza e costrette ad un più stretto contatto con altre tribù, ciascuna di esse iniziò a prendere reciprocamente in prestito gli abiti tribali delle altre, in tal modo frange, capi in pelle di daino, acconciature di piume, e coperte di lana diventarono popolari anche fuori dalle tribù in cui erano nati. D'altro canto, gli Indiani cominciarono ad adeguare alcuni capi di vestiario europeo al proprio stile, così capi in panno di lana furono decorati nello stile tipico dei Nativi americani. Questi vestiti non erano originari delle Americhe, ma dal 1800 sono diventati per chiunque li osserva il tipico abbigliamento indiano. Questi abiti post-coloniali comprendono giacche e camicie di perline, camicie decorate con nastri di seta, gonne e scialli di raso lavorati a patchwork fra i Seminole, maglioni di lana, applicazioni di nastri, abiti con pendenti in metallo, ed il famoso "Cherokee Tear dress". Oggi, la maggior parte dei Nativi americani indossano abiti contemporanei nella loro vita quotidiana, tuttavia l'abbigliamento tradizionale indiano esiste ancora. Alcuni abiti tradizionali, come quelli in pelle, in tessuto con nastri o i mocassini decorati, sono ancora usati in molte tribù, particolarmente per eventi formali. Altri, come il breechcloth, i gambali, i copricapi e gli scialli da ballo, sono indossati soltanto nei Powwows o in cerimonie religiose. In generale, gli Indiani americani usano la parola "Regalia"per l'abbigliamento tradizionale che viene utilizzato per le cerimonie.

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After colonization, Native American clothes began to change. For one thing, as Indian tribes were driven from their ancient lands and forced into closer contact with each other, they began to borrow some of each other's tribal dress, so that fringed buckskin clothing, feather headdresses, and woven blankets became popular among Indians outside of the tribes in which they originated. For another, Indians began to adapt some articles of European costume to their own style, decorating cloth garments with characteristic Native American beadwork, embroidery, and designs. These clothes were not original to the Americas, but by the 1800's they were recognized by anyone viewing them as Indian apparel. Such post-colonial native dress includes beaded jackets and shirts, ribbon shirts, Seminole patchwork skirts, satin shawls, woolen sweaters, broad ribbon applique, jingle dresses, and the Cherokee tear dress. Today, most Native Americans wear contemporary American and Canadian clothes in their daily life; however, unique American Indian clothing styles still exist. Some traditional Indian garments, such as buckskins, ribbon dresses, and beaded moccasins, are still worn in many tribes, particularly to formal events. Others, such as breechcloth, leggings, headdress and dance shawl, are only worn at powwows and religious ceremonies. In general, American Indians use the word "regalia" for traditional clothing which is used for ceremonial occasions.

Una giacca da me realizzata



domenica 17 aprile 2011

Strike a Light - Colpire la Luce


Borsa "Strike a light" Kiowa

 "All'inizio del 17 ° secolo nel nord della Virginia, ogni nativo americano maschio portava con se un astuccio di pelle al polso o una pelle di marmotta, che pendeva da una cintura, con dentro un minerale, una pietra, con la quale accendere rapidamente un fuoco" (Russell: 1980). "Già nel 1637, una borsa strike a light era sempre fissata ad una cintura così da avere sempre a portata di mano la possibilità di accendere un fuoco", "... e indossavano una cintura fabbricata da loro, legata ai fianchi, alla quale era fissata una borsa, in cui tenere gli strumenti necessari ad accendere il fuoco in qualsiasi occasione "(Morton: 1964). "Piccole borse, di forma rettangolare, decorate con coni di latta o frange, sono state utilizzate per tutto il 1800 da parte dei Lakota, Apache, e altri gruppi per trasportare un acciarino, una pietra focaia, e spesso tessere annonarie" (Monture: 1993).

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At the onset of the 17th century in northern Virginia, every Native American man carried a mineral stone, in a leather case at his wrist or in a woodchuck skin which hung from a belt with which he could quickly start a fire (Russell: 1980). In 1637, a strike-a-light pouch was fastened to a belt so the ability to start a fire was always at hand: "and with a girdle of their making, bound round about their middles, to which girdle is fastned a bagg, in which his instruments be, with which hee can strike fire upon any occasion" (Morton: 1964). Beaded strike-a-light pouches, rectangular in shape, decorated with tinkling cones or fringe and having short flaps, were used through the 1800's by the Lakota, Apache, and other groups to carry a strike-a-light steel, a flint, matches and often ration coupons (Monture: 1993).

Una borsa Strike a Light da me realizzata

A Strike a Light bag I made

giovedì 7 aprile 2011

La Fine del Mondo

Casacca da guerra decorata ad aculei - opera di Angela Swedberg

Una leggenda Lakota

Da qualche parte in un posto dove la prateria e le Maka Sicha, le Badlands, si incontrano vi è una caverna nascosta.
Perfino ora, con così tante autostrade, macchine e turisti, nessuno ha scoperto questa caverna. Lì vive una donna così vecchia che la sua faccia sembra un guscio di noce secco.
E' vestita di pelle grezza, come la gente usava fare prima che arrivasse l'uomo bianco.
E' rimasta seduta per migliaia di anni, o forse più, lavorando al decoro di una striscia di pelle per la sua coperta di pelle di Bisonte. Sta decorando la striscia con aculei di istrice, così come gli antenati facevano prima che i commercianti bianchi portassero le perline sul continente della tartaruga.
Fermo dietro lei, leccandosi le zampe, osservandola per tutto il tempo è Shunka Sapa, un enorme cane nero.
I suoi occhi non si staccano mai dalla vecchia donna, i cui denti sono ormai divenuti piatti, ridotti e consumati, dai tanti aculei schiacciati per cucirli.
A pochi passi di distanza da dove la vecchissima donna lavora alla sua striscia per la coperta, avvampa un enorme fuoco. Lei lo accese un migliaio di anni fa, o anche più, e lo ha tenuto vivo sino ad ora. Sul fuoco è sospesa una grossa marmitta di terracotta, del tipo che alcune genti Indiane usavano costruire prima che l'uomo bianco arrivasse con le sue pentole di ferro. Dentro la marmitta, Wojapi sta bollendo e schiumando. La Wojapi è una minestra di bacche, buona, dolce e rossa. La minestra ribolle da tanto tempo, sin da quando il fuoco fu acceso. 
Come ha sempre fatto la vecchia donna, ogni tanto, lascia il suo lavoro per mescolare la minestra di bacche nell'enorme marmitta. E' così vecchia e debole che le occorre molto tempo anche per questa semplice cosa.
Proprio quando lei è girata di spalle, Shunka Sapa, l'enorme cane nero, inizia a tirar via gli aculei dalla striscia per la coperta. Così il lavoro della vecchia donna non finirà mai e il suo ricamo con gli aculei resterà incompiuto.
Le genti Sioux dicono che se la vecchia donna dovesse finire la sua striscia, allora,
nell'esatto momento in cui cucirà l'ultimo aculeo di porcospino e completerà il suo disegno, proprio allora il mondo finirà.

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THE END OF THE WORLD

Somewhere at a place where the prairie and the Maka Sicha, the Badlands, meet, there is a hidden cave. Not for a long, long time has anyone been able to find it. Even now, with so many highways, cars and tourists, no one has discovered this cave. In it lives a woman so old that her face looks like a shriveled-up walnut. She is dressed in rawhide, the way people used to before the white man came. She has been sitting there for a thousand years or more, working on a blanket strip for her buffalo robe. She is making the strip out of dyed porcupine quills, the way ancestors did before the white traders brought glass beads to this turtle continent. Resting beside her, licking his paws, watching her all the time is Shunka Sapa, a huge black dog. His eyes never wander from the old woman, whose teeth are worn flat, worn down to little stumps, she has used them to flatten so many porcupine quills. A few steps from where the old woman sits working on her blanket strip, a huge fire is kept going. She lit this fire a thousand or more years ago and has kept it alive ever since. Over the fire hangs a big earthen pot, the kind some Indian peoples used to make before the white man came with his kettles of iron. Inside the pot, wojapi is boiling and bubbling. Wojapi is a berry soup, good and sweet and red. That soup has been boiling in the pot for a long time, ever since the fire was lit.Every now and then the old woman gets up to stir the wojapi in the huge earthen pot. She is so old and feeble that it takes a while to get up and hobble over to the fire. The moment her back is turned, Shunka Sapa, the huge black dog starts pulling the porcupine quills out of her blanket strip. This way she never makes any progress, and her quillwork remains forever unfinished. The Sioux people used to say that if the old woman ever finishes her blanket strip, then at the very moment that she threads the last porcupine quill to complete the design, the world will come to an end.