martedì 13 dicembre 2011

Work in progress


Un aggiornamento sul progresso del lavoro. Decorare a perline richiede molta pazienza. Una specie di meditazione.
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Work in progress. Beadworking needs a lot of patience. Kind of a meditation.





domenica 11 dicembre 2011

Le Armi e le Insegne

Frusta Crow - 1880 -

Un artwork di Angela Swedberg
Fra molti popoli Nativi, e specialmente nel Nord Ovest del Paese, era diffuso l'utilizzo di un particolare tipo di frusta detta in inglese Antler quirt. Essa era ricavata dal corno di un cervo che era prima lucidato e poi lentamente inciso secondo una tecnica che sarebbe stata detta solo successivamente Scrimshaw. La tecnica prevedeva di realizzare i motivi scelti praticando delle incisioni di pochi millimetri e di poi riempire le stesse con del materiale colorante misto a colla animale o grassi, in modo da far meglio risaltare il disegno.
Nel Plateau, ma anche frai Crow, era poi uso comune quello di aggiungere una fascia in pelle riccamente decorata al fine di meglio impugnare l'attrezzo ed ottenere un effetto maggiore.
I Nativi generalmente non usavano la frusta per colpire il cavallo, quanto piuttosto per farla schioccare in aria per incitarlo, ma qualunque fosse l'utilizzo essa era un forte indicatore dello status sociale del suo proprietario. E per questo per realizzarla erano usati materiali pregiati e lo stesso corno per una buona frusta doveva provenire solo da quella specie particolarmente imponente di cervo che i bianchi avrebbero poi chiamato Washington deer. Questa a seguire è una frusta su cui sto lavorando.


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Among many Native peoples, and especially in the North West of the country, was common a particular type of whip known as Antler quirt. It was made ​​from the horn of a deer that was first polished and then slowly etched according to a technique that would be known only later as Scrimshaw. The technique involved to realize the motifs by practicing a few millimeters incisions and then to fill it with coloring material mixed with animal glue or grease, to better highlight the design.
In the Plateau, but also among the Crow, was also common to add a beaded leather band in order to better grasp the whip and get a stronger effect.
Natives generally did not use the whip to hit the horse, but rather to make it pop up in the air to
encourage the horse, but whatever was the use it was a strong indicator of the social status of its owner. And for this high-quality materials were used and the same horn for a good whip should only come from a particularly impressive deer species that whites would then called Washington deer. This is an antler quirt I'm still working on.



domenica 4 dicembre 2011

Puzzle Bag


Ecco un altra borsa nello stile utilizzato sul finire del 700 negli States. Erano borse dette anche "German bags" perchè la loro origine era in Germania o " Puzzle bags" perchè costruite assemblando diversi strati di pellami.
Questa in particolare ha le due cinghie a cui andava appeso il corno per la polvere da sparo nonchè un dosatore per la stessa polvere ed un attrezzo in ferro forgiato per la pulizia del punto in cui avveniva l'innesco nel fucile. Il tutto era fissato alla tracolla della borsa per poter ricaricare più velocemente il fucile ad avancarica.

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Here's another bag in a style common at the end of the 700 in the States. These bags were also called "German bags" 'cause their origin was in Germany or "Puzzle bags" because they were built by assembling several layers of leather.
This particular one has two straps to hang on the gunpowder horn as well a powder measure and an iron forged a tool to clean the seat of the flint on the muzzle-loading rifle . Everything was fixed to the strap of the bag to re load faster.

martedì 18 ottobre 2011

Il Gioco degli Angeli


Fra il '700 e l'800, quando la popolazione iniziò a crescere nel numero e gli insediamenti a svilupparsi, gli emigranti inglesi e tedeschi portarono sulle nuove colonie americane quelle che erano le tradizioni artigianali già presenti nei rispettivi paesi di origine. Fra queste l'arte e gli stili della lavorazione delle borse in cuoio destinate alla caccia. Questa mia borsa riprende un originale creato da un grande artista americano sullo stile di quelle usate sul finire del '700 sui nuovi territori americani. Il nome della borsa è: Angels Game.

Un grazie speciale va ai miei due modelli di eccezione: Josey e Cappy!

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Between '700 and '800, when the population began to grow in number and the settlements to develop, the British and German immigrants brought in the new American colonies the craft traditions they already had in their countries. Among these styles of art and workmanship there were the so called hunting bags or pouches. This my bag is made starting from an original one made by a great American artist in the style of those used at the end of '700 on the new American territories. Its named: Angels Game.

A special thanks goes to my two very special models: Josey and Cappy!

venerdì 7 ottobre 2011

Ancora foderi...



Alcune fasi nella realizzazione della replica di un fodero originale. L'interno è in cuoio mentre l'esterno, decorato a perline, è in pelle a concia Indiana. All'inizio della pagina alcuni foderi realizzati da Angela Swedberg.
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Some steps in the making of a knife sheat replica. The case inside is made with raw hide while the beaded case is made with brain tanned hide. At the top of the page some knife sheaths made ​​by Angela Swedberg


mercoledì 24 agosto 2011

Coltelli Indiani

 Dagger Sheat

Una serie di coltelli e foderi realizzati secondo le tecniche proprie degli Indiani d' America.
Alcuni sono originali mentre altri sono repliche o prodotti originali di altissima qualità che è possibile vedere (ed eventualmente acquistare direttamente dagli artisti) su questo sito: 
http://contemporarymakers.blogspot.com/
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A series of knives and blades made according to the Native People techniques. Some are original while others are replicas or originals of the highest quality. You can see these and other knives (and purchase them directly from the artists) on this site:
http://contemporarymakers.blogspot.com/








mercoledì 3 agosto 2011

Iniskim, la Roccia che Chiamò il Bisonte


Una tradizione Blackfoot: 

"Anche se la nostra gente aveva iniziato a vivere nel modo in cui i Makoyi (i lupi) ci avevano mostrato, la vita era ancora molto dura ed il popolo soffriva spesso la fame. Un giorno Iinii (il Bisonte) ebbe pietà della nostra gente.  Fu così che una donna chiamata Donnola, mente stava raccogliendo l'acqua da un fiume vicino il campo,  sentì qualcosa chiamarla dai cespugli. Guardando meglio scoprì che a parlarle era una pietra. La pietra le spiegò come essa stessa potesse essere usata in una cerimonia che avrebbe attirato i bisonti verso un pisskan (dirupo dal quale erano fatti cadere giù). Donnola prese Iniskim, la Pietra che Chiama il Bisonte, e la portò al campo. La donna raccontò ai leaders spirituali della cerimonia per chiamare i bisonti. Il popolo seguì le sue istruzioni e presto ebbe una grande quantità di carne per nutrirsi e nuove pelli per le sue tende. Ci sono molti Iniskim nella Prateria. Molte persone li conservano ancora in involucri sacri. Noi invochiamo l'Iniskim perchè ci aiuti ad avere successo nella vita".

L'Iniskim è una pietra fossile (Ammolite) la cui forma ricorda un bisonte.

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 "Although our people began to live as Makoyi (wolves) had shown them, life was still very hard and the people were often hungry. One day Iinii (buffalo) took pity on our people.  A lady named Weasel Woman was collecting water from a river near her camp when she heard something calling to her from the bushes. When she looked closer, she found a stone that spoke to her. The stone explained how it could be used in a ceremony that would call the buffalo towards a pisskan (buffalo jump). Weasel Woman took the Iniskim, the buffalo calling stone, back to camp. She told the spiritual leaders about the ceremony to call the buffalo. The people followed her instructions and soon they had plenty of meat and many hides for new lodge covers.  There are numerous Iniskim on the prairies. Many people still keep them as sacred bundles. We call on iniskim to help us have successful lives".

The Iniskim is a fossil stone (Ammolite) whose shape resembles a buffalo.

Una borsa da me realizzata per la mia Iniskim

a bag I made for my Iniskim, a gift from a very dear friend



sabato 23 luglio 2011

La Memoria Al Petto

Amuleto proveniente dalle Pianure del Nord

forma "a diamante"

Un mio amuleto "a diamante" . E' realizzato con pelle a concia Indiana, ermellino, perline seme di inizio '900, perle "Prosser" e in ottone. Ho realizzato il motivo al centro pensando ad una amica.

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A fetish I made in a "diamond" shape. It's made with brain tanned hide, ermine strips, old seed beads, "Prosser" beads and brass beads. I had a friend in mind when I made it.



domenica 17 luglio 2011

Buffalo Pouch


"Buffalo Hunt on the Southwestern Prairies', 

olio su tela, John Mix Stanley, 1845

Una borsa da me realizzata. I suoi decori rappresentano gli zoccoli e le tracce lasciate dal bisonte.

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A pouch just finished. It's made out from brain tanning deer hide. It has buffalo hooves and tracks  beaded on it.



lunedì 13 giugno 2011

La Cultura Dei Comanche


Scudo Cheyenne

La preparazione di uno scudo includeva sia aspetti materiali come anche aspetti spirituali. I motivi da dipingere sullo scudo erano una espressione personale del guerriero. Essi potevano rappresentare una "Visione" avuta oppure invocare l'aiuto di un animale totemico o essere anche la rappresentazione di un atto di coraggio compiuto. Ma anche gli aspetti materiali avevano una loto importanza. La pelle grezza di bisonte era lavorata con colla animale su un fuoco insieme ad un fedele amico. Il calore restringeva la pelle che, mischiata con la colla, diventava dura abbastanza da proteggere da una freccia. Praticamente ogni Nazione Indiana aveva un metodo di costruzione particolare. Racconta Colin F. Taylor nel suo "Native American Weapons" come i Comanche preferissero realizzare i propri scudi con due dischi di pelle grezza cuciti su un anello di legno. Lo spazio fra i due dischi era poi riempito con crine di cavallo, erba, piume o altri materiali. Rimangono ovviamente seri dubbi sulla efficacia di un tale scudo contro la palla di un moschetto. E' stato riportato come i pionieri anglo-americani fossero rimasti stupiti dal rapido interessamento ai libri dei Comanche. E questo sin dai primi contatti. L'apparente amore per la cultura di quel popolo fu spiegato solo successivamente, quando uno dei loro scudi fu catturato in battaglia. Lo scudo infatti non aveva in mezzo ai due dischi di pelle grezza il solito materiale di riempimento ma tutte le pagine di un libro con l'intera storia di Roma!

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 The preparation of a shield included both material aspects as well as spiritual aspects. The designs to be painted on the shield were a personal expression of the warrior. They could be a "Vision", or invoke the help of a totemic animal, or even be a representation of a bravery. But even the material aspects had a lots of importance. The hide of a bison was processed with hide glue on a fire along with a faithful friend. Heat narrowed the skin mixed with glue and made it hard enough to be protected by an arrow. Virtually every Indian Nation had a particular construction method. Colin F. Taylor in his "Native American Weapons" say that the Comanche would prefer to make their shields with two rawhide discs sewn onto a wooden ring. The space between the two discs was then filled with horse hair, grass, feathers or other materials. Obviously there are serious doubts about the effectiveness of such a shield against a musket ball. It 'was reported as the Anglo-American pioneers were amazed by the rapid interest in the books by the Comanche. And this from the first contacts. The apparent love for the culture of that people was explained only later, when one of their shields was captured in battle. The shield had not in fact, between the two discs of raw hide, the usual materials but all the pages of a book with the entire history of Rome!

Uno scudo da me realizzato partendo da un originale Cheyenne
 

sabato 21 maggio 2011

L'Arma Cattiva


Una leggenda Blackfoot

Una volta Old Man stava cercando di guadare un fiume, quando la corrente lo trascinò a valle, facendogli perdere tutte le sue armi. Era molto affamato, così prese i primi rami che trovò, e fece un arco, delle frecce, ed una impugnatura per il coltello e la lancia. Quando ebbe finito, si avviò verso montagna. Ben presto vide un orso intento a scavare radici e pensò di divertirsi un po', così si nascose dietro un tronco e gridò: "Animale senza coda, cosa stai facendo?" L'orso alzò lo sguardo, ma, non vedendo nessuno, continuò a scavare. Allora Old Man gridò ancora: "Ciao, mangia terra!" nascondendosi subito alla sua vista. L'orso allora si mise a sedere di nuovo, ma questa volta vide Old Man ed iniziò a correre verso di lui. Old Man iniziò a lanciare frecce verso l'animale, ma le punte rimbalzavano soltanto sulla sua pelle, perchè il legno che aveva usato era marcio. Allora scagliò la sua lancia, ma anche questa era marcia, e si ruppe. Provò allora ad accoltellare l'orso, ma anche il manico del suo coltello si ruppe, allora si voltò e corse via, mentre l'orso lo inseguiva. Mentre correva, si guardò intorno per qualche arma, ma non ne trovò nemmeno una, neanche una pietra. Chiamò gli animali ad aiutarlo, ma nessuno venne. Era quasi senza respiro e l'orso era molto vicino a lui, quando improvvisamente vide il corno di un toro per terra. Lo raccolse, lo mise in testa, e, voltandosi, urlò così forte che l'orso corse via terrorizzato.

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A Blackfoot Legend

Once Old Man was fording a river, when the current carried him down stream, and he lost his weapons. He was very hungry, so he took the first wood he could find, and made a bow and arrows, and a handle for his knife and spear. When he had finished them, he started up a mountain. Pretty soon he saw a bear digging roots, and he thought he would have some fun, so he hid behind a log and called out, "No-tail animal, what are you doing?" The bear looked up, but, seeing no one, kept on digging. Then Old Man called out again, "Hi, you dirt-eater!" and then he dodged back out of sight. Then the bear sat up again, and this time he saw Old Man and ran after him. Old Man began shooting arrows at him, but the points only stuck in the skin, for the shafts were rotten and snapped off. Then he threw his spear, but that too was rotten, and broke. He tried to stab the bear, but his knife handle was also rotten and broke, so he turned and ran; and the bear pursued him. As he ran, he looked about for some weapon, but there was none, not even a rock. He called out to the animals to help him, but none came. His breath was almost gone, and the bear was very close to him, when he saw a bull's horn lying on the ground. He picked it up, placed it on his head, and, turning around, bellowed so loudly that the bear was scared and ran away.

sabato 14 maggio 2011

Dove Vive il Passato

Copricapo Lakota- NMAI museum-

Per chi volesse approfondire maggiormente la cultura materiale dei Nativi Americani o semplicemente guardare alcuni degli oggetti che essa ha prodotto ecco una serie di links ad alcuni dei maggiori musei. National Museum of the American Indians. Si può effettuare una ricerca per tipo di oggetto, cultura, materiali usati: 

http://www.americanindian.si.edu/searchcollections/home.aspx 

Splendid Heritage. Anche qui si possono scegliere di versi parametri di ricerca. Basta poi selezionare "Display" in alto a sinistra: 

http://www.splendidheritage.com/nindex.html 

Plains Indian Museum Collection del Buffalo Bill Museum, museo dedicato al famoso personaggio. Diverse le opzioni di ricerca: 

http://old.bbhc.org/collections/bbhc index_PIM.cfm?museum=PIM

Catalogo del Canadian Museum of Civilization, museo con una bellissima raccolta di manufatti, principalmente provenienti dall'area Nord del continente: 

http://collections.civilization.ca/public/pages/cmccpublic/emupublic/Query.php?lang=0

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Here above some links to the most important Native Americans museums


sabato 7 maggio 2011

A Song for the Horse Nation

Set completo nello stile del Plateau -opera di Angela Swedberg-

Il nome del modello nella foto è Cappy

La storia del rapporto fra i popoli Nativi ed il cavallo è una delle più grandi saghe nella storia del contatto fra uomo e mondo  animale. I Nativi avevano tradizionalmente rispettato gli animali come creature con cui condividere un destino comune. Quando gli Indiani americani incontrarono il cavallo, che qualche tribù definì "Horse Nation", essi trovarono un compagno completo, capace di ispirare ed essere utile in tempo di pace ed intrepido in tempo di guerra. Il cavallo trasformò la vita dei Nativi e divenne una parte centrale di molte delle culture tribali.     Durante l'800 l'abilità dei cavalieri Indiani divenne leggendaria e la sopravvivenza di molti popoli Nativi, specialmente nelle Pianure, dipendeva dal cavallo. I popoli Nativi resero omaggio al nuovo compagno incorporandolo nella loro vita spirituale e culturale e creando arte che onorava il suo coraggio e la sua grazia. I giorni di gloria della cultura del cavallo furono brillanti ma brevi, durando poco più di un secolo. Il legame fra Indiani americani ed la Horse Nation è rimasto però forte attraverso le generazioni.

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The story of the relationship of Native peoples and horses is one of the great sagas of human contact with the animal world. Native peoples have traditionally regarded the animals in our lives as fellow creatures with which a common destiny is shared. When American Indians encountered horses—which some tribes call the Horse Nation—they found an ally, inspiring and useful in times of peace, and intrepid in times of war. Horses transformed Native life and became a central part of many tribal cultures.
By the 1800s, American Indian horsemanship was legendary, and the survival of many Native peoples, especially on the Great Plains, depended on horses. Native peoples paid homage to horses by incorporating them into their cultural and spiritual lives, and by creating art that honored the bravery and grace of the horse.  The glory days of the horse culture were brilliant but brief, lasting just over a century. The bond between American Indians and the Horse Nation, however, has remained strong through the generations.

una mia Horse Medicine


martedì 26 aprile 2011

500 Nazioni 500 stili


Dopo la colonizzazione l'abbigliamento dei Nativi americani cominciò a cambiare. Appena le tribù indiane furono cacciate dalle loro terre di appartenenza e costrette ad un più stretto contatto con altre tribù, ciascuna di esse iniziò a prendere reciprocamente in prestito gli abiti tribali delle altre, in tal modo frange, capi in pelle di daino, acconciature di piume, e coperte di lana diventarono popolari anche fuori dalle tribù in cui erano nati. D'altro canto, gli Indiani cominciarono ad adeguare alcuni capi di vestiario europeo al proprio stile, così capi in panno di lana furono decorati nello stile tipico dei Nativi americani. Questi vestiti non erano originari delle Americhe, ma dal 1800 sono diventati per chiunque li osserva il tipico abbigliamento indiano. Questi abiti post-coloniali comprendono giacche e camicie di perline, camicie decorate con nastri di seta, gonne e scialli di raso lavorati a patchwork fra i Seminole, maglioni di lana, applicazioni di nastri, abiti con pendenti in metallo, ed il famoso "Cherokee Tear dress". Oggi, la maggior parte dei Nativi americani indossano abiti contemporanei nella loro vita quotidiana, tuttavia l'abbigliamento tradizionale indiano esiste ancora. Alcuni abiti tradizionali, come quelli in pelle, in tessuto con nastri o i mocassini decorati, sono ancora usati in molte tribù, particolarmente per eventi formali. Altri, come il breechcloth, i gambali, i copricapi e gli scialli da ballo, sono indossati soltanto nei Powwows o in cerimonie religiose. In generale, gli Indiani americani usano la parola "Regalia"per l'abbigliamento tradizionale che viene utilizzato per le cerimonie.

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After colonization, Native American clothes began to change. For one thing, as Indian tribes were driven from their ancient lands and forced into closer contact with each other, they began to borrow some of each other's tribal dress, so that fringed buckskin clothing, feather headdresses, and woven blankets became popular among Indians outside of the tribes in which they originated. For another, Indians began to adapt some articles of European costume to their own style, decorating cloth garments with characteristic Native American beadwork, embroidery, and designs. These clothes were not original to the Americas, but by the 1800's they were recognized by anyone viewing them as Indian apparel. Such post-colonial native dress includes beaded jackets and shirts, ribbon shirts, Seminole patchwork skirts, satin shawls, woolen sweaters, broad ribbon applique, jingle dresses, and the Cherokee tear dress. Today, most Native Americans wear contemporary American and Canadian clothes in their daily life; however, unique American Indian clothing styles still exist. Some traditional Indian garments, such as buckskins, ribbon dresses, and beaded moccasins, are still worn in many tribes, particularly to formal events. Others, such as breechcloth, leggings, headdress and dance shawl, are only worn at powwows and religious ceremonies. In general, American Indians use the word "regalia" for traditional clothing which is used for ceremonial occasions.

Una giacca da me realizzata



domenica 17 aprile 2011

Strike a Light - Colpire la Luce


Borsa "Strike a light" Kiowa

 "All'inizio del 17 ° secolo nel nord della Virginia, ogni nativo americano maschio portava con se un astuccio di pelle al polso o una pelle di marmotta, che pendeva da una cintura, con dentro un minerale, una pietra, con la quale accendere rapidamente un fuoco" (Russell: 1980). "Già nel 1637, una borsa strike a light era sempre fissata ad una cintura così da avere sempre a portata di mano la possibilità di accendere un fuoco", "... e indossavano una cintura fabbricata da loro, legata ai fianchi, alla quale era fissata una borsa, in cui tenere gli strumenti necessari ad accendere il fuoco in qualsiasi occasione "(Morton: 1964). "Piccole borse, di forma rettangolare, decorate con coni di latta o frange, sono state utilizzate per tutto il 1800 da parte dei Lakota, Apache, e altri gruppi per trasportare un acciarino, una pietra focaia, e spesso tessere annonarie" (Monture: 1993).

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At the onset of the 17th century in northern Virginia, every Native American man carried a mineral stone, in a leather case at his wrist or in a woodchuck skin which hung from a belt with which he could quickly start a fire (Russell: 1980). In 1637, a strike-a-light pouch was fastened to a belt so the ability to start a fire was always at hand: "and with a girdle of their making, bound round about their middles, to which girdle is fastned a bagg, in which his instruments be, with which hee can strike fire upon any occasion" (Morton: 1964). Beaded strike-a-light pouches, rectangular in shape, decorated with tinkling cones or fringe and having short flaps, were used through the 1800's by the Lakota, Apache, and other groups to carry a strike-a-light steel, a flint, matches and often ration coupons (Monture: 1993).

Una borsa Strike a Light da me realizzata

A Strike a Light bag I made

giovedì 7 aprile 2011

La Fine del Mondo

Casacca da guerra decorata ad aculei - opera di Angela Swedberg

Una leggenda Lakota

Da qualche parte in un posto dove la prateria e le Maka Sicha, le Badlands, si incontrano vi è una caverna nascosta.
Perfino ora, con così tante autostrade, macchine e turisti, nessuno ha scoperto questa caverna. Lì vive una donna così vecchia che la sua faccia sembra un guscio di noce secco.
E' vestita di pelle grezza, come la gente usava fare prima che arrivasse l'uomo bianco.
E' rimasta seduta per migliaia di anni, o forse più, lavorando al decoro di una striscia di pelle per la sua coperta di pelle di Bisonte. Sta decorando la striscia con aculei di istrice, così come gli antenati facevano prima che i commercianti bianchi portassero le perline sul continente della tartaruga.
Fermo dietro lei, leccandosi le zampe, osservandola per tutto il tempo è Shunka Sapa, un enorme cane nero.
I suoi occhi non si staccano mai dalla vecchia donna, i cui denti sono ormai divenuti piatti, ridotti e consumati, dai tanti aculei schiacciati per cucirli.
A pochi passi di distanza da dove la vecchissima donna lavora alla sua striscia per la coperta, avvampa un enorme fuoco. Lei lo accese un migliaio di anni fa, o anche più, e lo ha tenuto vivo sino ad ora. Sul fuoco è sospesa una grossa marmitta di terracotta, del tipo che alcune genti Indiane usavano costruire prima che l'uomo bianco arrivasse con le sue pentole di ferro. Dentro la marmitta, Wojapi sta bollendo e schiumando. La Wojapi è una minestra di bacche, buona, dolce e rossa. La minestra ribolle da tanto tempo, sin da quando il fuoco fu acceso. 
Come ha sempre fatto la vecchia donna, ogni tanto, lascia il suo lavoro per mescolare la minestra di bacche nell'enorme marmitta. E' così vecchia e debole che le occorre molto tempo anche per questa semplice cosa.
Proprio quando lei è girata di spalle, Shunka Sapa, l'enorme cane nero, inizia a tirar via gli aculei dalla striscia per la coperta. Così il lavoro della vecchia donna non finirà mai e il suo ricamo con gli aculei resterà incompiuto.
Le genti Sioux dicono che se la vecchia donna dovesse finire la sua striscia, allora,
nell'esatto momento in cui cucirà l'ultimo aculeo di porcospino e completerà il suo disegno, proprio allora il mondo finirà.

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THE END OF THE WORLD

Somewhere at a place where the prairie and the Maka Sicha, the Badlands, meet, there is a hidden cave. Not for a long, long time has anyone been able to find it. Even now, with so many highways, cars and tourists, no one has discovered this cave. In it lives a woman so old that her face looks like a shriveled-up walnut. She is dressed in rawhide, the way people used to before the white man came. She has been sitting there for a thousand years or more, working on a blanket strip for her buffalo robe. She is making the strip out of dyed porcupine quills, the way ancestors did before the white traders brought glass beads to this turtle continent. Resting beside her, licking his paws, watching her all the time is Shunka Sapa, a huge black dog. His eyes never wander from the old woman, whose teeth are worn flat, worn down to little stumps, she has used them to flatten so many porcupine quills. A few steps from where the old woman sits working on her blanket strip, a huge fire is kept going. She lit this fire a thousand or more years ago and has kept it alive ever since. Over the fire hangs a big earthen pot, the kind some Indian peoples used to make before the white man came with his kettles of iron. Inside the pot, wojapi is boiling and bubbling. Wojapi is a berry soup, good and sweet and red. That soup has been boiling in the pot for a long time, ever since the fire was lit.Every now and then the old woman gets up to stir the wojapi in the huge earthen pot. She is so old and feeble that it takes a while to get up and hobble over to the fire. The moment her back is turned, Shunka Sapa, the huge black dog starts pulling the porcupine quills out of her blanket strip. This way she never makes any progress, and her quillwork remains forever unfinished. The Sioux people used to say that if the old woman ever finishes her blanket strip, then at the very moment that she threads the last porcupine quill to complete the design, the world will come to an end.