sabato 11 dicembre 2010

Bambole Crow


Bambola Crow- metà del XX° sec.

Come ogni altra cultura anche gli Indiani d' America avevano sviluppato un vasto numero di giochi ed oggetti ad essi collegati. Non poteva naturalmente mancare il gioco preferito da ogni bambina a qualsiasi latitudine: le bambole. Le bambole, realizzate in vari materiali e tecniche, riflettevano in genere l'abbigliamento tipico della Nazione di appartenenza. Molto ricercate sono le bambole Crow, dai ricchi e colorati costumi.
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As every culture also the American Indians had developed a vast number of games and objects to them connected. Naturally could not miss the game preferred by every little girl to any latitude: the doll. The dolls, realized in various materials and techniques, generally reflected the attire typical of the Nation of affiliation. 
Very appreciated by the collectors are the Crow dolls, with rich and colored dress.

Sotto alcune fasi della preparazione di una mia bambola nello stile Crow ancora da completare




domenica 28 novembre 2010

Bacoritse – le rocce medicina


Rock medicine nello stile Crow

opera di Angela Swedberg

Fra i Nativi Americani esistevano diversi diti di "sacchetti" o involucri della medicina (medicine bundle), ed ogni nazione ne aveva di particolari. Come osserva Anna Maria Paoluzzi in una sua analisi sull'argomento:"Quelli che contengono rocce magiche sono forse i “medicine bundles” più diffusi tra i Crow; ad alcune di queste rocce veniva attribuito un potere sacro tale da porle sullo stesso livello, o a livello superiore, dei “medicine bundles” usati nella Danza del Sole. Il termine Apsaalooke "Bacoritse", roccia sacra o roccia magica viene in genere attribuito a tutte le rocce di forma particolare, in particolare ai fossili; il carattere sacro della roccia rimane comunque, anche se la roccia non presenta alcun potere magico. Quando un Crow si imbatte in una bacoritse, le rivolge una preghiera, invocando per sé fortuna, salute e felicità. Può anche raccoglierla, sperando in questo caso che la roccia stessa gli appaia in sogno. Se ciò capita, la roccia diventa “magica” e ne viene fatto un “medicine bundle”. In caso contrario, la roccia rimane comunque sacra, ma non le viene attribuito alcun potere particolare. Le visioni legate alle bacoritse possono presentarsi anche in forma umana: la persona apparsa è la personificazione della roccia stessa, oppure l’essere sovrannaturale si presenta reggendo in mano la bacoritse. Nella visione vengono rivelati anche altri dettagli: l’ubicazione esatta della roccia, il suo sesso, il rituale che ne deve accompagnare la scoperta , i suoi poteri e i tabù che il suo scopritore dovrà osservare per assicurarsene la maa’xpé. Al termine della visione, ci si dovrà immediatamente mettere alla ricerca della roccia, che verrà riconosciuta dal suo odore di sweet grass (nome botanico: Hierochloe odorata, ma rifiuto di usare l’orrida traduzione “avena odorata”) e osha (nome botanico:Ligusticum porteri). Le bacoritse possono essere di sesso maschile o femminile. Quelle femminili sono a forma d’uovo, oppure gastroliti o ammoniti fossili; le maschili sono sezioni fossili di baculiti, le rocce in cui si possono scorgere crepe che formano visi umani, o più genericamente le rocce a punta. Secondo gli Apsaalooke, se queste rocce vengono lasciate indisturbate, si accoppieranno e produrranno rocce più piccole, anche queste dotate di maa’xpé, il cui potere sarà proporzionale a quello già posseduto dalle rocce genitrici e che potrà eventualmente essere accresciuto dai successi del loro possessore. Le rocce “figlie” ereditano dai genitori anche i tabù ad esse connessi.Le bacoritse vengono ereditate dal figlio o dalla figlia più anziana del loro possessore; se questi non ha figli, l’involto con le rocce magiche viene passato al parente più prossimo con una cerimonia particolare e lo scambio di quattro doni. Se una donna sposata ha una visione che le attribuisce il possesso di una bacoritse, questa viene data al marito".

Il testo completo della analisi di Anna Maria Paoluzzi può essere consultato a questo indirizzo:

http://win.farwest.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=3778

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Among the Native Americans there were different types of "medicine bags" or medicines bundles, and every nation had one of it. 
As Anna Maria Paoluzzi observes in her analysis on the matter: "Those that contain magic rocks are perhaps the "medicines bundles" more diffused among the Crow; to some of these rocks such a sacred power was attributed to put them on the same level, or to superior level, of the "medicines bundles" used in the Dance of the Sun.  The Apsaalooke (Crow) term "Bacoritse", sacred rock or magic rock, is generally attributed to all the rocks with a particular form, particularly to the fossils; the sacred character of the rock remains however, even if the rock doesn't introduce some magic power. When a Crow comes upon a Bacoritse, it turns her a prayer, invoking for itself fortune, health and happiness. He can also pick up it, hoping in this case that the same rock appears him in dream.  If this happens, the rock becomes "magic" and is done from there a "medicines bundle." In contrary case, the rock is sacred however, but it's not attributed to it any particular power. The tied up visions to the bacoritses can also present in human form: the appeared person is the personification of the same rock or the being supernatural. In the vision other details are also revealed: the exact location of the rock, his/her sex, the ritual that must accompany the discovery, his/her powers and the taboos that his/her discoverer must observe for assuring him of it the maa'xpé of it. At the end of the vision, it will immediately owe to search the rock, that will be recognized by his/her odor of sweet grass (botanical name: Smelled Hierochloe ) and osha (botanical name:Ligusticum porteri) 
The bacoritses can be of masculine or female sex. Those female are to form of egg or gastroliti or fossils admonished; the masculine ones are sections fossils of baculiti, the rocks in which cracks can be perceived that form human faces, or more generically the rocks to point.
According to the Apsaalookes, if these rocks are left unmolested, they will join him and they will produce smaller rocks, also these endowed with maa'xpé, whose to be able will be proportional to that already possessed by the rocks parents and that can eventually have increased from the successes of their holder. The rocks "daughters" they also inherit from their parents the taboos to them connected. 
The bacoritses are inherited from children or from the most elderly daughter of their holders; if these doesn't have children, the bundle with the magic rocks has passed to the next relative with a particular ceremony and exchanges with four gifts. If a married woman has a vision that attributes her the possession of a bacoritse, this is given to her husband".

The complete text of the analysis by Anna Maria Paoluzzi can be consulted to this address:

http://win.farwest.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=3778

Una "roccia della medicina" in forma d'orso da me realizzata

sabato 6 novembre 2010

La concia Indiana


Gli Indiani d'America preparavano le pelli da usare con una tecnica di concia molto particolare, probabilmente unica al mondo. La pelle infatti, dopo essere stata pulita dai residui di carne e depilata era immersa in una mistura ottenuta facendo bollire in acqua il cervello dello stesso animale. Dopo aver assorbito la mistura per un tempo variabile la stessa veniva poi strizzata, per eliminare i residui rimasti, e lavorata su un telaio in modo da spezzare le fibre. Il risultato era, ed è, una pelle dalle qualità eccezionali, estremamente morbida ma anche resistente e perfettamente lavabile in acqua con qualche accorgimento.
Sulla frontiera girava il detto per cui qualunque animale avesse abbastanza cervello per conciare la propria pelle... tranne l'uomo.
   
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The North American Indians prepared the hides to be used with a particular tanning technique. Cleaned the hide from the residues of meat and depilated it the same was absorbed in a mixture gotten by boiling in water the brain of the animal. After having absorbed once the mixture the same one were then squeeze, to eliminate the remained residues, and worked on a loom to break the fibers. The result was, and it is, a hide with exceptional qualities, extremely soft but also resistant and perfectly washable in water with some shrewdness.
On the frontier it turned the motto for which whatever animal had enough brain to tan his own hide... except the man.

Sotto: una mia borsa realizzata con pelle di cervo
dalla coda bianca conciata al cervello


domenica 24 ottobre 2010

Umbilical cord holder


Ho avuto modo di parlare di questi particolari amuleti destinati a contenere il cordone ombelicale del nuovo nato già diverse volte. Questo ha la particolarità di essere decorato su entrambi i lati ma con motivi diversi. L'ispirazione viene dall'area del Plateau ma il motivo originale è di Angela Swedberg, grande artista su molti medium, il cui sito potete trovare fra i link di questa pagina.
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I have already spoken of these particular amulets destined to contain the umbilical cord of the new one born. This has the particularity to be decorated on both the sides but with different motives. The inspiration comes from the area of the Plateau but the original motive it's of Angela Swedberg, great artist on many medium, whose site you can find among the links of this page.

lunedì 4 ottobre 2010

Bladder Bag


Ed ecco la bladder bag finita. La parte superiore è in pelle decorata a perline con varie tecniche, foderata all'interno con panno rosso. La parte inferiore è ricavata dalla vescica di un giovane bisonte che mi è stata donata, a cui ho aggiunto una rosetta. Come dice la canzone alla fine: "All we need is just a little patience".

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And this is the completed bladder bag. The upper part is made with hide decorated with various techniques and lined inside with red cloth. The lower part is drawn by the bladder of a young bison that has been given to me, to which I have added a "Bull's eye". As the song say at the end: "All we need is just a little patience."

sabato 25 settembre 2010

L'arte della pazienza


Sopra: Borsa Crow (1860-1880) 

Come ho avuto modo di dire il decoro a perline è un arte che richiede pazienza. Occorre mantenere una certa concentrazione durante il lavoro e saper attendere del tempo per vedere il proprio risultato. Ma è anche un modo per seguire ritmi che ormai non esistono più. Potersi concentrare sul processo di creazione, come mi è stato spiegato, è altrettanto importante della creazione stessa. Queste nella foto a seguire sono le varie parti di una mia borsa ancora da finire. E' realizzata con pelle, panno di lana rosso e con perline in misura 12/0 e 14/0 di inizio 900. Quella che assemblata sarà la parte inferiore è ricavata dalla vescica di un giovane bisonte.

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As I have said the beadwork is a kind of art that needs patience.
It's necessary to maintain a certain concentration and to know how to attend some time to see the finally result.
But it's also a way to follow rhythms that don't exist anymore. To be able to assemble in the process of creation, as it has been explained me, it's important as the same creation. This on the next picture is one not still ended purse of mine.
It's realized with hide, red cloth inside and beads in size 12/0 and 14/0 of the beginning of '900.
The piece that assembled will be the lower part of the pouch is drawn by the bladder of a young bison.


giovedì 2 settembre 2010

Roll on Columbia, Roll on


Come qualcuno molto più bravo di me ha detto il decoro a perline non è la forma d'arte più veloce al mondo.
A seconda della complessità del motivo (e della personale abilità) possono essere necessarie molte ore prima di vedere un lavoro finito.
La fase di realizzazione però, per chi è appassionato,  può essere  un momento di relax, una specie di "meditazione". Ecco allora un mio lavoro in fase di realizzazione. 
 L'originale, visibile nella prima foto, è una "Flat Bag" della zona del Plateau risalente al 1860.
Essa è stata riprodotta per un progetto museale dalla maggiore artista ed esperta del settore:
http://angelaswedberg.blogspot.com/2010/07/ca-1860s-plateau-bag-replica.html
L'artigianato, ed il gusto delle donne del Columbia River erano ricchi e complessi ed alcune di loro, nel XX sec., raggiunsero fama nazionale.
Questa ricchezza si è mantenuta fino ad oggi.
Il mio vorrebbe essere un omaggio a quelle donne ed artiste.
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As someone better than me has told beadwork is not the fast art in the world.
According to the complexity of the pattern (and the personal ability) there is need of a lot of hours until the final result. However the making, to who is impassioned, can be a moment of relax, a sort of "meditation". Here is a mine job partially finished.
The original one, in the first photo, was a 1860's "Flat Bag" of the Plateau area.
it has been reproduced for a museum project by the greatest area artist: 
http://angelaswedberg.blogspot.com/2010/07/ca-1860s-plateau-bag-replica.html
The craftsmanship and the taste of the women of Columbia River were rich and complexes and some of them, in the XX century, were renowned at national level. 
This wealth is maintained still today.
Mine would want to be a homage to those women and artists.

 

martedì 31 agosto 2010

Hotóamé'éhne - Appare il Bisonte



Il bisonte rappresentò per gli Indiani d'America una fonte insostituibile per soddisfare tutti i bisogni della vita quotidiana.
Recenti studi rilevano come gli stessi nativi, in epoche remote ed in modo continuativo, avessero favorito l'aumento del numero di questi animali mediante l'utilizzo controllato del fuoco nelle Grandi Pianure, al fine di creare nuovi pascoli per le mandrie. Al momento dello sbarco di Colombo, secondo calcoli accreditati, in Nordamerica vivevano 35 milioni di bisonti. Alla fine dell'800 ne erano rimaste poche centinaia di capi. Benjamin Capps nel suo "The Indians" (New york, 1973) elenca ottantotto oggetti diversi fatti dagli Indiani con le parti del bisonte.
Questo è un loro possibile breve elenco:
1) Cervello - concia delle pelli
2) Teschio- cerimonie, sun dance, preghiere
3) Corna - tazze, contenitori per il fuoco o per la polvere da sparo, copricapi, giochi
4) Lingua- il taglio più prelibato di carne
5) Barba- ornamento per accessori o armi
6) Pelle cruda- contenitori, abbigliamento, copricapi, scudi, sacche della medicina, suole per mocassini, sonagli, tamburi, corde, selle, foderi, piccole imbarcazioni (bull boats) custodie per lance, maschere per i cavalli,borse per pallottole, cinture
7) Pelle- mocassini, contenitori, abbigliamento, copricapi, mantelli per l'inverno, casacche, leggins, cinture, abiti femminili, faretre, coperture per il tipi, foderi per pistole, bambole
8) Zoccoli e zampe- colla, sonagli
9) Carne- (ogni parte era mangiata), pemmicam (carne essicata per l'inverno), jerky, le interiora (fegato) erano mangiate immediatamente all'atto dell'uccisione dell'animale
9) Stomaco- contenitore per il trasporto dell'acqua e per cucinare
10) Scroto- sonagli
11) Vescica- borse per gli aculei, borse femminili
12) Intestino- guaina impermeabilizzante per flauti, tazze etc.
13) Pelle delle zampe- mocassini, stivali invernali, borse a sacca
14) Escrementi- combustibile 
15) Coda- uso nei riti, scacciamosche, decorazione delle logge
16) Ossa- cotelli, punte di freccia, struttura per la sella, clubs (mazze da guerra) aghi, pennelli, giochi
17) Tendini- usati negli archi, come filo per cucire, colla etc.
18) Pelo- copricapi, imbottitura per le selle e per i cuscini, palle della medicina
19) Intero animale- totem, simbolo del clan, il bisonte bianco (albino) era ritenuto sacro quello adulto dal pelo giallastro era raro e di molto valore.

sotto: set di zoccoli e vescica di un bisonte

dono della mia Aissksinimatstohki

(Insegnante o "Una che conosce le cose" in Blackfeet) 

giovedì 19 agosto 2010

Il Lago degli Spiriti Perduti


Sopra: borsa con alce- zona del Plateau
UNA LEGGENDA WASCO 
Nei giorni del Grande Padre vicino al Monte Hood viveva un guerriero di nome Plain Feather. Il suo Spirito Protettore era un grosso alce. L'alce insegnò al guerriero a cacciare così bene che egli divenne il migliore nella sua tribù. Ma sempre il suo Spirito Protettore gli ripeteva: "non cacciare mai più di quello che puoi usare per i tuoi bisogni. Solo così ci sarà abbastanza cibo per tutti". Plain Feather obbediva al suo Spirito. Gli altri guerrieri lo prendevano in giro perchè non voleva tirare con l'arco solo per divertimento ma egli obbediva al suo Spirito.
Smart Crow, uno degli anziani della tribù, pensò malvagiamente di far disobbedire il guerriero alle parole del suo Spirito. Smart Crow dichiarò di aver avuto una visione e che il Grande Spirito gli aveva detto che l'inverno sarebbe stato lungo e freddo. "Uccidete quanti più animali possibili" disse Smart Crow ai guerrieri "dobbiamo conservare la carne per l'inverno". Plain Feather non voleva disobbedire ma alla fine credette a Smart Crow. Per primi uccise cervi ed orsi e alla fine trovò cinque bande di alci. Li uccise tutti tranne uno che fuggì via ferito. Attraverso le foreste e su per le montagne seguì le tracce dell'alce e alla fine lo raggiunse in un piccolo lago. Allora sentì chiaramente l'animale dirgli "Perchè mi hai disobbedito?" "Tutto intorno a te ci sono gli spiriti degli animali che hai ucciso". "Io non sarò più il tuo Spirito Protettore. Tu mi hai disobbedito e hai tradito la mia amicizia". Ferito nel corpo e nella mente Plain Feather tornò al villaggio. "Io sono malato" disse "Ho perso il mio Spirito Protettore, il Grande Alce. Lui è nel lago degli spiriti perduti". Quindi si girò su un fianco e morì. Da allora gli Indiani chiamano quel lago "Il Lago degli Spiriti Perduti". Dentro vi sono gli spiriti di migliaia di morti. Sulla sua superfice, come un monumento a loro, si riflette il Monte Hood.
sotto: un mio amuleto in forma d'alce
realizzato in cuoio crudo, colla animale e pigmenti minerali
 

sabato 7 agosto 2010

Nonna Tartaruga


Sopra: amuleto per il cordone ombelicale Sioux

Fra le Prime Nazioni la tartaruga era considerata un simbolo di forza, perseveranza e fertilità. Era tale il rilievo ad essa riconosciuto che il suo simbolo era parte del linguaggio dei segni usato per comunicare fra tribù diverse. Nelle Grandi Pianure il segno della tartaruga era un augurio di lunga vita. Ma la tartaruga era anche il simbolo della verità e conoscere la verità voleva dire capire e restare fedele alle leggi fondamentali del Creatore. Era anche credenza che la "Nonna Tartaruga", l'antenata ancestrale di tutte le tartarughe, fosse presente quando il Creatore diede agli uomini le sette leggi sacre. "Nonna Tartaruga" era lì per garantire che le sacre leggi non sarebbero state dimenticate. Le placche sul dorso della tartaruga sono 13. Esse indicavano le 13 lune che compongono una singola rivoluzione della terra attorno al sole, testimoniando la verità del dettato del Creatore e delle sue leggi. Sul dorso ci sono anche 28 segni. Essi rappresentavano il corpo femminile e i suoi ritmi legati al ciclo lunare. L'intero guscio dell'animale serviva a ricordare agli uomini i piani del Creatore ed il loro realizzarsi nella realtà.
Per ogni nuova nascita nelle Pianure era uso comune di realizzare degli amuleti in forma di animali totemici per il bambino. Dato il significato che era riconosciuto alla tartaruga molti di questi amuleti avevano la forma dell'animale. Essi erano decorati con perline, aculei di porscopino etc. ed appesi alla culla del piccolo. All'interno dell'amuleto era conservato il cordone ombelicale essicato del nuovo arrivato.

Un mio amuleto in forma di tartaruga

giovedì 29 luglio 2010

Scudi da guerra


Sopra: scudo Crow conservato a Berlino

Lo scudo da guerra non era tanto una protezione fisica per il suo portatore quanto una protezione per il suo spirito. il guerriero che voleva realizzarne uno sceglieva una pelle grezza che doveva essere larga almeno due volte lo scudo da costruire. Facendosi aiutare da amici scavava una buca circolare per terra dentro la quale accendeva un fuoco basso e fissava, grazie a dei pioli, la pelle sopra l'apertura dello scavo. Si sfregava poi la stessa con colla animale e, per l'effetto del calore, essa iniziava a restringersi. Grazie all'aiuto dei compagni il bravo spostava, mano a mano, i pioli posizionandoli in modo adeguato alla nuova larghezza assunta. Ad ogni spostamento dei pioli la pelle era nuovamente impregnata con colla animale. Queste operazioni erano ripetute fino a quando la pelle non raggiungeva le dimensioni volute. A quel punto la si toglieva dai pioli, la si rifilava per eliminare i buchi lasciati degli stessi e le eventuali imperfezioni e si iniziava il procedimento di decorazione. La pelle trattata in questo modo diveniva sufficientemente dura da resistere ai colpi delle freccie, rimanendo, nello stesso tempo, abbastanza leggera per portarla in battaglia.
Questa tecnica è descritta, puntigliosamente dal pittore ed esploratore Catlin nelle sue "Letters".

 il dipinto originale di Catlin, conservato al ANMH, che raffigura l'operazione e la relativa cerimonia

Oltre a quelli da guerra esiste una tipologia di scudi definita "da danza". Sono scudi più leggeri non destinati a riparare il loro proprietario ma ad essere usati solo nelle cerimonie.
Vari esempi di disegni su scudi Cheyenne
secondo un trattato di etnologia.
Rappresentano le varie tipologie di spiriti che governano il mondo sotterraneo, quello terrestre e quello celeste

un mio scudo nello stile Cheyenne.E' realizzato in pelle grezza e dipinto con pigmenti minerali mischiati a colla animale

lunedì 26 luglio 2010

"Code di Castoro"


Sopra: fodero per coltello a "coda di castoro" Blackfeet- 1880

Durante i primi periodi di scambi fra gli Europei ed i popoli delle coste del Nord Est, su cui sorgevano i nuovi insediamenti duraturi (New York e Manhattan ad esempio), gli oggetti maggiormente barattati erano quelli destinati ad un utilizzo quotidiano. Aghi e filo per cucire vestiti, coltelli per la caccia, coperte per ripararsi dai rigori del tempo.

Praticamente ogni Indiano portava con sè almeno un coltello da usare per mangiare, pulire le pelli o cacciare. Con l'intensificarsi degli scambi i coltelli divennero più di uno e si fecero più sofisticati nelle forme.

Uno in particolare era definito a "Coda di Castoro" ed ebbe ampia diffusione fra i popoli delle Pianure Settentrionali. Erano coltelli spesso realizzati in Inghilterra (ed in Scozia in particolare) con una forma della lama a "daga" e manici ornati.

Sotto: la replica odierna di un coltello a "Coda di castoro"

Fra i Blackfeet (o Piedineri) si diffusse l'uso di realizzare foderi specifici per questi particolari coltelli, foderi con una forma inusuale, credo derivata da quelli tradizionalmente realizzati da quel popolo con cortecce. Tali foderi erano definiti in inglese "Dagger sheaths". L'effetto finale di questa tradizione fu quello di manufatti riccamente ornati ora battuti nelle aste di antiquariato a prezzi altissimi.

Sotto: un mio "Dagger sheath" nello stile Blackfoot

domenica 25 luglio 2010

"Buona Medicina"



Borsa della medicina Mi'kmaq
ricavata dalla zampa di un orso

L'usanza di costruirsi e portare con sè una piccola borsa o un fagotto dove conservare amuleti personali era diffusa su tutto il territorio Nord Americano. Questi oggetti erano realizzati nei più disparati pellami (pelli di lontra, di cervo o anche di uccelli) e la scelta del tipo era determinata dalla "visione" che il suo artefice aveva avuto. Se nella sua esperienza mistica il guerriero aveva visto una gazza allora quella era la pelle che doveva usare per il suo sacchetto della medicina. Il contenuto invece era il più vario. Si trattava comunque sempre di oggetti o vegetali che avevano avuto un posto di rilievo nella visione avuta e che si riteneva avrebbero protetto chi li portava indosso.

Esistono nei musei alcune di queste borse della medicina con ancora il loro contenuto ma sono oggetti abbastanza rari da trovare sul mercato dell'antiquariato.

Il motivo è abbastanza semplice: la fede nella potenza dell'oggetto era tale che il suo proprietario non se ne sarebbe mai disfatto volontariamente. Basti dire che, nelle Pianure, un guerriero che avesse perso il proprio sacchetto (per esempio in battaglia) non poteva assolutamente realizzarne un altro. L'unico modo per essere ancora protetti da una "Buona medicina" era quello di sottrarre in una spedizione l'amuleto di un guerriero nemico.

Anche quando i missionari completarono la loro opera di evangelizzazione gli Indiani convertiti, pur accettando di non portare più indosso il proprio sacchetto, si rifiutavano categoricamente di darlo o venderlo a chicchessia e sceglievano invece sempre di seppellirlo in un posto conosciuto solo da loro.

un mio sacchetto delle medicina

venerdì 23 luglio 2010

Di là dalle montagne


Sopra: un magnifico abito femminile proveniente dalla zona del Plateau

insieme ad un ricco paio di orecchini di dentalium

Negli scambi commerciali fra le tribù che vivevano nella zona delle Grandi Pianure e tribù che abitavano la zona Nord Occidentale degli Stati uniti uno dei beni considerato come di maggior valore era la conchiglia del Dentalium. Il Dentalium è un mollusco che vive nelle acque costiere dell'Oceano Pacifico. Per la sua forma, che ben si prestava ad essere usata come elemento di decoro dell'abbigliamento o a creare ornamenti, questa specie di mollusco fu oggetto di serrati scambi sin da epoca protostorica, scambi durante i quali gli abitanti delle Pianure erano disposti a "pagare" prezzi altissimi per poche di queste conchiglie. Molti degli abitanti delle Pianure non avevano mai attraversato la catena delle Montagne Rocciose nè mai visto il mare. Parlando quindi della zona di origine di tali ornamenti si limitavano a dire che essi venivano "Di là dalle montagne" . Il valore di baratto di una manciata di dentalia all'inizio dell'800 era fissato in un buon cavallo ed ancora intorno al 1880 un commerciante, che aveva acquistato un vestito femminile Indiano interamente ricoperto di tali cochiglie, ricavò dalla vendita di metà delle stesse (che aveva provveduto a scucire dall'indumento) la somma astronomica per l'epoca di 4.000 dollari.

un mio paio di orecchini realizzato con divisori di pelle cruda

abalone e conchiglie di dentalium


domenica 4 luglio 2010

Le piste dell'arte


 Faretra e fodero per arco Nez Percè riccamente decorati
con i motivi geometrici tradizionali

Nel loro studio ormai classico sui decori a perline dal titolo "Crow Indian Beadwork" gli autori, W. Wildschut e J. C. Ewers, notavano i frequenti rapporti di scambio culturale avvenuti fra la Nazione Crow (o meglio Apsaaloke nella loro lingua) ed i popoli che abitavano le zone del Plateau, nel Nord est degli USA. Questi scambi erano prima di tutto commerciali, i prodotti raccolti sulla costa o coltivati sull'altopiano viaggiavano per migliaia di chilometri per raggiungere le Pianure dove sarebbero stati scambiati con pelli di bisonte, cavalli etc. Tutto questo cammino si traduceva poi in una influenza reciproca sui motivi e colori che erano riportati sui prodotti dell'artigianato. Caratteristica comune era l'uso di una vasta tavolozza di colori che andava dall'azzurro molto chiaro (usato spesso come sfondo) per passare al verde ed al blu scuro trasparenti, al giallo e così via. Un altro elemento comune ai due popoli era quello di ricreare, con l'uso del ricamo a perline, i disegni e gli elementi che componevano i decori anticamente dipinti sulle "Parfleche" (contenitori in pelle grezza) di cui avevo già detto. E così una serie di triangoli, spesso l'uno dentro l'altro, di fasce dove il colore procedeva in strisce diagonali andavano a comporre i ricchi manufatti di questi abili artigiani.

Un mio sacchetto della medicina nello stile del Plateau. L'originale da cui ho preso spunto è realizzato dalla famosa artista Angela Swedberg. Alcuni dei suoi lavori sul tema sono visibili a questo indirizzo: http://angelaswedberg.blogspot.com/2009/05/good-medicine.html

venerdì 2 luglio 2010

Giacche in pelle

Giacca Athabaskan

L'uso di decorare a perline, o con altre tecniche, si estese con il tempo anche a quei capi di abbigliamento propri dei bianchi. Soprattutto nei territori del Nord, dove il clima pungente richiedeva l'uso di indumenti più pesanti, si diffuse l'utilizzo di giacche (o cappotti) tagliate sulle uniformi degli eserciti Inglesi o Francesi lì stanziati. La materia prima usata era però la pelle, di cervo o di altri animali, conciata alla maniera indiana. Da questo incontro fra gli stili di due culture così diverse nacquero così capi di abbigliamento di particolare bellezza.

Sotto una giacca in pelle scamosciata su cui ho realizzato una semplice fascia a perline lungo le cuciture frontali e posteriori.


sabato 26 giugno 2010

Il Sogno dell'Alce



Amuleto in forma d'alce conservato al Peabody Museum
nella collezione "Lewis e Clark expedition"
(1804-1806)
L'alce, per le sue caratteristiche fisiche e per le sue abitudini, era considerato dai Nativi un animale legato al potere curativo ed a quello dell'amore e della passione.
Un "Elk dreamer", il Sognatore dell'Alce, era una persona che aveva visto nella sua personale visione l'alce e per ciò stesso aveva ricevuto il potere della sua medicina. Costui era particolarmente favorito nella ricerca di erbe mediche ed era in grado di procurare guarigioni. Se qualcuno aveva bisogno di un erba particolare per risolvere i propri problemi doveva consultare l'Elk Dreamer il quale poteva indicare quale fosse l'erba da usare e dove fosse possibile trovarla. 
Proprio per il doppio potere nascente dalla visione l'Elk Dreamer era anche consultato per i problemi di cuore, dato che la sua medicina riguardava anche la passione ed il desiderio. L'alce toro era, naturalmente, il suo animale totemico.
Un mio necklace con l'effige dell'alce
il pendente è tagliato da un pezzo di pelle grezza dipinta con pigmenti e colla animale
Le perle in legno della collana e le perline centrali sono di inizio '900

mercoledì 23 giugno 2010

Tessitura al telaio


Sopra: disegno di un telaio Ojibwa secondo Frances Densmore

Una delle tecniche tradizionali per la realizzazione di manufatti decorati con perline era quella che prevedeva l'uso di un telaio. Nelle sue forme più semplici (ed antiche) il telaio poteva essere un semplice ramo curvato ad arco a cui legare i fili oppure assumere la forma di una "cornice" realizzata con quattro rametti la cui lunghezza maggiore doveva essere di poco superiore a quella del pezzo da realizzare. Esistono poi dei telai prodotti commercialmente per questo scopo che semplificano notevolmente il lavoro, ma questi esulano dagli argomenti di cui voglio qui parlare. Per realizzare un rudimentale telaio per delle bande tessute a perline basta semplicemente inchiodare quattro assicelle di circa 3 cm di larghezza in modo da formare un rettangolo di circa 35 cm x 25. Stesso risultato si può avere usando una vecchia cornice di legno di quelle per le foto.  Su ogni lato più corto del telaio, sulla parte superiore, occorre poi fissare tanti chiodini quante sono i fili dell'ordito che si andrà a tessere, aggiungendone uno in più per ogni lato. In pratica se si vuole  fare ad esempio un bracciale, in cui per ogni fila orizzontale dovranno stare 10 perline, occorrerà fissare 12 piccoli chiodi. Si prende quindi un rocchetto di filo resistente, da impuntura o simile, e si fissa un capo al primo chiodo sulla sinistra, procedendo a stenderlo fino all'estremità opposta del telaio. Si risale poi continuando così fino alla fine. Occorre che i fili siano ben tesi. Ci si può anche aiutare con del nastro adesivo per fissare i fili saldamente sulle assicelle. Questo lavoro sarà l'ordito della tessitura.  Preparato l'ordito si riempie l'ago con 50/70 cm circa dello stesso filo e lo si lega al primo filo esterno dell'ordito, detto cimosa, in alto. Si infilano tante perline quante ne devono stare nella prima riga del disegno si spingono fino al capo annodato alla cimosa e si sistemano correttamente negli spazi fra i fili, filo e perline stanno sopra l'ordito. Fatto questo ago e filo vanno passati sotto l'ordito e infilati dentro la stessa fila di perline. Si continua così fino alla fine inserendo perline dei giusti colori secondo il disegno che si intende realizzare. Nel disegno si vede il metodo di tessitura dall'alto e frontalmente




queste sono invece due bande da me preparate al telaio per essere poi cucite su una giacca in pelle

domenica 20 giugno 2010

Fare un fodero nello stile dei Nativi americani


Sopra: un fodero Crow, ultimo quarto dell'800

Come è ovvio che sia i foderi per coltelli realizzati dai Nativi americani potevano essere divisi in due grandi tipologie. Da un lato vi erano oggetti finemente decorati, ricchi di perline, frange e di tutto ciò che poteva renderli simboli dello status del loro proprietario (o proprietaria). All'estremità opposta si trovavano i foderi (ma anche altri manufatti) di pura utilità, nei quali la funzione di protezione della lama del coltello era l'unica ragion d'essere dell'oggetto. La pelle conciata alla maniera Indiana ( o quella scamosciata in genere) mal si presta a contenere una lama. Durante il suo uso è possibile che il filo o la punta del coltello consumino la pelle stessa. Per questo motivo i foderi destinati ad un uso quotidiano erano realizzati in pelle grezza, materiale molto resistente ma, nel contempo, poco propenso a lasciarsi decorare con l'utilizzo di un ago. E' per questo motivo che si iniziarono a realizzare dei foderi che univano la resistenza della pelle grezza alla possibilità del decoro a perline dato dalla pelle conciata. Il fodero era così in realtà doppio: l'anima interna, in resistente cuoio, conteneva la lama senza usurarsi mentre la parte esterna, in pelle conciata, poteva essere decorata e frangiata secondo il proprio gusto. Nella foto a seguire è possibile vedere un mio fodero (già mostrato in precedenza) insieme ad una immagine dello stesso ancora "aperto". Come si nota l'interno contiene un altro fodero, stavolta in cuoio, che assicura massima resistenza all'insieme. Nella stessa immagine si può notare anche, accanto al passante intagliato a forma di "V", una piccola striscia di pelle bianca. L'uso di questa striscia è un accorgimento ulteriore, usato dagli artigiani, per proteggere dal filo della lama la cucitura laterale del fodero.


domenica 13 giugno 2010

La Nazione del cavallo


Quando il cavallo si diffuse su larga scala in America, nel 1700, l'effetto fu immediato e drammatico. Le tribù poterono spostarsi più velocemente e cacciare il bisonte con molta più facilità. Le comunità ottennero il tempo necessario per sviluppare le loro arti e le loro filosofie. Il cavallo non ingrandì semplicemente il raggio di azione delle tribù delle Grandi Pianure, ma divenne esso stesso parte integrante di molte di quelle culture. Per questo motivo il cavallo venne celebrato nelle più svariate forme da quelle Nazioni. Per lui si preparavano maschere, ornamenti con migliaia di perline, era raffigurato in bastoni cerimoniali ed in amuleti da portare al collo, per avere sempre con se una parte di quello che era considerato il grande potere di quell'animale.
Il necklace a seguire è in uno stile storicamente diffuso fra Sioux, Cheyenne ed altri popoli delle Pianure.
Le stringhe che fanno da collana sono composte da due strisce di pelle di daino per ogni lato, lasciate in acqua, attorcigliate su loro stesse e poi fatte asciugare.
Il cavallo che fa da medaglione centrale è ricavato da un unico pezzo di pelle grezza. La pelle è stata dipinta con pigmenti minerali e colla animale. Al "medaglione" sono legati, con tendine animale, un sacchetto in daino, ricamato a perline e riempito con salvia e altre erbe, ed un anello di cuoio avvolto da perline. Pendono poi delle stringhe di perline chiuse da tre tin cones, sagomate a mano, e ciuffi di capelli.
La lunghezza totale del necklace è di circa 50 cm.